Come fosse Pantani per lei anche per due

Mi sono innamorato di questo titolo perché lo trovo una sorta di crasi geniale: la supercazzola ciclistica. L’avevo citata in precedenza per quelli che mi sfilavano via in salita come se non ci fosse un domani dopo il prossimo tornante, adesso però penso di meritarmela.

Partiamo con ordine, il piano di viaggio l’ho preparato da solo, con google maps e booking per fissare le tappe: ovviamente non sono un millenial ma credo di cavarmela benino su temi digital…

Google maps ha qualche limitazione (non considera mai la bicicletta come mezzo, se selezioni la macchina non ti fornisce le altimetrie che vedi solo se dici che sei a piedi e non stai usando tablet o cellulare), nella parte dolomitica ho sopperito anche con la mia conoscenza della zona, più avanti ho toppato alla grande la pianificazione…

Mercoledì tappa Lienz-Villach, impegnativa ai limiti delle mie possibilità (118 km con 780m di dislivello in salita) ma tutto sommato molto piacevole. L’unica menata è che in parecchi tratti prima di Spittal la strada statale era preclusa e le alternative molto mal segnalate, tant’è che mi sono trovato ad attraversare l’area di lavoro di quella che credo sia una delle più grandi segherie d’europa: una piccola bicicletta con le sue borsone in mezzo a caterpillar alti tre volte me, gru da carico, tronchi da 10-15 metri, trasporti eccezionali per caricare i tronchi, segatura per terra, idranti che giravano per bagnare il legno e cecchini appostati (non li ho visti, ma sono sicuro ci fossero).

Dopo Spittal, la situazione cambia perché si incontra la ciclovia Alpe Adria (R1), 9 teoriche tappe da Salisburgo a Grado. La semi tappa Spittal-Villach è molto bella, tutta lungo la Drava (Drau), grosso fiume affluente del Danubio. Ad un certo punto si vede anche un effetto “incrocio delle acque” (le acque di un affluente si congiungono ma rimangono visivamente separate per un bel pezzo a causa di temperature e densità differenti) come quello che avevo visto solo sul Rio delle Amazzoni.

I problemi nascono con la tappa di giovedì. Avevo previsto di partire da Villach ed arrivare a San Pietro al Natisone, rientrando in Italia arrivando da Caporetto in Slovenia, circa 100km…peccato che mi fossi perso nel piano un’altimetria tipo cronoscalata del Mortirolo e del passo Giau nella stessa tappa del giro d’Italia.

Penso al piano alternativo: ok, se passo da Tarvisio sono 140km (compresa salita da Villach) ma ce la potrei fare. Mm, se guardo le tappe della Ciclovia Alpe Adria sono solo 4 tappe fino ad Udine più un pezzo. Ma sì, due sono facili e due medie, se sto sulla statale risparmio qualcosa. In fondo è anche una sfida, parto carico a molla…

La scelta della statale non è stata sbagliata, non molto frequentata con l’autostrada che passa più in alto sull’altro lato della valle, permette di apprezzare il paesaggio. Già a partire dalla frontiera abbandonata ma soprattutto attraversando i paesi sotto si avverte un certo senso di dismissione di posti che sicuramente hanno avuto tempi migliori: tante caserme, stazioni, case e alberghi che versano in stato di abbandono.

Il panorama non è male, il fiume scorre verso l’adriatico (ok, adesso dovrebbe essere quasi solo discesa), purtroppo vento contro, le mura ed il borgo di Venzone sono molto spettacolari…a Udine (120km), stanco ma con la determinazione di fare gli ultimi 20km, imposto sul navigatore San Giovanni al Natisone…

Gli ultimi chilometri sono devastanti, pura ed esclusiva abnegazione e resilienza. Arrivo a San Giovanni (al Natisone) e scopro che l’agriturismo è a San Pietro (sempre al Natisone), 22 km distante (tra l’altro in parte tornando indietro) – game over.

Chiamo Francesco, proprietario dell’agriturismo che ho prenotato (Monte del Re, n.d.r.), e gli chiedo se non hanno un furgone per venirmi a prendere – devo avergli fatto veramente pena, fatto sta che un’oretta dopo abbiamo caricato la mia fedele Taurus in macchina e sono finalmente arrivato. Per sdebitarmi l’ho invitato a cena in un posto lì vicino, ciaccolando di temi legati al territorio, ai ceppi etnici, allo sviluppo, all’imprenditorialità, alla burocrazia, con la vista di un Friulano (d’adozione) doc vs un Milanese che frequenta spesso l’Alto Adige. Discussione interessante e cena molto buona con un solo imprevisto: entrando nel ristorante, Francesco è stato anche morso dal cane lupo del cuoco…io avrei potuto morire se avesse attaccato me, come ben sanno i miei amici…

Scrivo questo articolo venerdì mattina, ultimo giorno di fatica della prima settimana: oggi 80km in relax per arrivare a Trieste, dove passerò il week end con Elena che mi raggiunge in treno.

Domani finalmente riposo, yeah

(prima settimana 6 giorni di pedalate, 500km, +5200m dislivello)

Claudio Bianchi

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