La prossima sfida

Premetto che il tema dell’articolo non vuole essere lavorativo, al di là dell’incipit di contesto.

Da Gennaio 2020 ho lanciato e guidato il programma di trasformazione e migrazione ad un nuovo partner tecnologico di tutta l’infrastruttura di una media azienda Fashion-Retail, dai Data Center a tutta la rete di Connettività Dati con le sedi ed i punti vendita in Italia dei due brand, compresa la telefonia fissa e mobile. Il programma, molto challenging per tempistiche e complessità, ha completato con successo la prima fase, quella più rischiosa, a fine Aprile 2020, nonostante le extra complessità gestite per far fronte all’emergenza COVID.

Sono veramente orgoglioso di quello che abbiamo fatto in termini di complessità ed elapsed in un contesto che non poteva essere più difficile (tra covid, negozi chiusi, limitazioni varie nel coinvolgimento delle persone e qualche situazione di conflittualità con l’operatore uscente che non migliorava la situazione): una vera missione impossibile.

Come dicevo, non è questo il tema dell’articolo se non per il challenge: io ho portato il mio gusto della sfida ed ho messo le mie competenze manageriali e progettuali a supporto della governance del team, assicurando loro una catena decisionale cortissima (ovviamente nei limiti delle mie deleghe). Il conseguimento con successo di questa ultima milestone, non scontata, mi porta a cercare la prossima sfida – le sfide non mi hanno mai spaventato, ho una storia di missioni impossibili portate a casa e non vedo l’ora di cimentarmi nella prossima con la responsabilità che mi caratterizza.

Dall’altro lato la riduzione del mio attuale coinvolgimento lavorativo mi dà anche un’opportunità ulteriore, cioè ritagliare il tempo per completare la mia avventura ciclistica iniziata due anni fa.

Il tema della sfida mi ha sempre affascinato da un punto di vista lavorativo ma non solo…. “Una curiosità insaziabile non ci rende necessariamente degli eccentrici che disperdono le proprie energie, ma dei multipotenziali: persone che perseguono molteplici attività creative” (cit. Emilie Wapnick): qualche volta non sono ancora sicuro di cosa voglio fare “da grande”, però so esattamente che challenge, progettualità e creatività/innovazione rappresentano i miei principali interessi (per contrasto, se non vedo la possibilità di “metterci del mio”, non nascondo che la cosa mi possa anche annoiare).

Tornando al tema dell’articolo, subito dopo l’uscita da Accenture Interactive avevo sfruttato un piccolo periodo sabbatico partendo per quella che allora pareva una sfida epocale, 1100 km in bicicletta da solo tra Dolomiti, Trieste e Milano, completati in meno di due settimane. Senza tediarvi con un dejavù, il link https://www.claudbianchi.it/adventure-alias-claud-on-the-road/ riporta tutti gli articoli che avevo orgogliosamente scritto durante quel viaggio.

Appena arrivato a destinazione, allora mi ero ripromesso di proseguire verso Roma lungo la via Francigena, percorso che non ho mai più intrapreso. Le ragioni che mi avevano spinto a “mollare il colpo” erano varie: la conclusione del mio periodo sabbatico, la creazione della mia startup, il caldo che avrei incontrato a Luglio, MTB oppure strada? La tintoria non mi aveva portato il tight. … C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette!

In realtà credo che la ragione vera sia sempre la stessa: non avvertivo più il senso della sfida che mi aveva fatto partire la prima volta con l’idea che è importante il viaggio non la destinazione, next.

Credo che adesso sia il momento giusto per #ripartire, l’hashtag è sicuramente di attualità e la sfida ciclistica lasciata in sospeso ha ripreso il suo fascino all’interno dei miei desiderata. Quindi, partenza mercoledì 10 per una sfida di una decina di giorni. In attesa del prossimo next.

L’essenziale è invisibile agli occhi.

Claud

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